La falanghina è un vitigno autoctono di pregio dalle antiche, nobili, gloriose tradizioni: vigoroso e produttivo, derivante da ceppi greco-balcanici, venne introdotto in Campania dagli Aminei, popolo pelagico. Attualmente, si estende su un’area pari al 5% dell’intera superficie vitata regionale: i territori maggiormente vocati alla produzione sono il Sannio Beneventano, i Campi Flegrei e il Casertano.
Il nome deriverebbe dal latino phalanx, o palo, al quale le viti erano sostenute secondo il sistema di allevamento puteolano, tuttora diffuso, tipico degli antichi campi ardenti dei greci, terra magica e leggendaria, sfondo dell’epica Gigantomachia.
E’ un eccellente vino bianco dal colore
giallo paglierino con riflessi verdognoli; all’olfatto si apre in un ricco ventaglio aromatico di delicate note
floreali e fruttate dai profumi intensi e persistenti, con lieve sentore di
ginestre, fiori della macchia mediterranea, banana, mela verde, pera, mandorla,
sambuco e basilico; il sapore è
secco, fresco, armonico, morbido, di buona acidità; il retrogusto amarognolo,
ampio e piacevole, rammenta il melograno. La falanghina, le cui uve a buccia bianca partecipano, con percentuali diverse, agli uvaggi di molti vini Doc e Igt campani, possiede un’incredibile versatilità: Ottimo servito quale aperitivo, si accompagna egregiamente ai piatti tradizionali della cucina mediterranea: antipasti, riso e pasta con frutti di mare, crostacei, salse delicate, minestre di legumi, zuppe con funghi, pesce grigliato e fritto, carni bianche, formaggi a pasta molle, caprini giovani, mozzarella in carrozza, pizze assortite, flans di verdure.
È stupefacente la capacità di questo vino rinomato di cambiare fisionomia
senza sminuire invecchiando: il passito, superbo vino da meditazione,
sposa degnamente la pasticceria secca; la versione spumante è
particolarmente apprezzabile.

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