Quando penso al risotto con i bruscandoli...mi commuovo ;-)
Fa parte di quei piatti della tradizione che assolutamente vanno protetti!!!! più del panda!!!
Lo spuntare delle cime dei bruscandoli o luppoli selvatici lungo le
siepi, lo collego da sempre all'inizio della primavera ed infatti è uno del primi
piatti primaverili per eccellenza, ma lo troviamo anche come
arricchimento della frittata.
Come preparare il risotto con i bruscandoli
Ingredienti per 4 persone:
320 gr, di Riso Vialone Nano
300 gr. di bruscandoli di siepe (circa 40/50 rametti)
1/2 scalogno
1 spicchio d’aglio
sale, pepe
burro
Brodo vegetale
50 gr, formaggio grattugiato
Preparazione:
In una padella soffriggere scalogno e aglio
con una noce di burro, aggiungere le foglie dei bruscandoli e le cime
(circa 8 cm) ed eliminare i gambi più resistenti (se tritati sottilmente
si possono comunque aggiungere). Stufare per qualche minuto. Aggiungere il riso e dopo averlo tostato, aggiungere un bicchiere di vino bianco (ottimo sarebbe un buon prosecco Veneto) e continuare la cottura
aggiungendo brodo vegetale.
Aggiustare di sale e pepe.
A fine cottura mantecare il risotto con poco burro e parmigiano, facendolo ben saltare nella padella.
Il risultato dovrà essere un
risotto ‹‹all’onda››, cioè non
troppo asciutto e tale che, inclinando il piatto, si sposti lentamente
verso il bordo.
Vi consiglio di accompagnare il risotto coi bruscandoli con un vino bianco tipo Pinot Grigio, Sauvignon o Gambellara ,Bianco di Custoza o Tocai del Piave
Che cosa sono i bruscandoli?
Sono chiamati bruscandoli i gettiti spontanei del Luppolo selvatico
(Humulus lupulus). Il luppolo è una pianta avvolgente, e nei boschi
incolti forma intrichi invalicabili e cresce di cinque o sei metri
l’anno. L’erboristeria usa i fiori femminili “coni” che sono delle
infiorescenze gialle, per usi vari ma specialmente contro l’insonnia.
I bruscandoli sono molto usati in cucina, per il loro delicato sapore,
gli apici vegetativi colti a primavera (i bruscandoli, appunto) per
frittate, minestre e altri usi. Tipico passatempo dei pensionati è
raccogliere infatti i bruscandoli lungo le basi delle siepi a primavera.
Ha molte proprietà rinfrescanti e diuretiche, come tutti i turioni
primaverili.
Il luppolo (Humulus lupulus, L. 1753) è una pianta a fiore (Angiosperma)
appartenente, come la canapa (Cannabis Sp.), alla famiglia delle
Cannabaceae; ordine delle Urticali.
Le foglie sono cuoriformi, picciolate, opposte, munite di 3-5 lobi
seghettati. La parte superiore si presenta ruvida al tatto, la parte
inferiore è invece resinosa.
Il luppolo predilige ambienti freschi e terreni fertili e ben lavorati.
Cresce spontaneamente sulle rive dei corsi d’acqua, lungo le siepi, ai
margini dei boschi, dalla pianura fino ad un’altitudine di 1.200 metri
se il clima non è troppo ventoso ed umido. La sua presenza è molto
comune nell’Italia settentrionale. La coltivazione del luppolo in Italia
fu introdotta, a partire dal 1847, dall’agronomo Gaetano Pasqui di
Forlì, che promosse anche una fabbrica di birra in attività già dagli
anni ‘60 dell’Ottocento.
In cucina i getti apicali della pianta di luppolo selvatico (aspargina
in Lombardia, luartis a Mantova e Cremona, luvertìn in Piemonte,
lavertìn in Monferrato, luperi in Umbria, bruscandolo o vidisone in
Veneto, vartìs in Emilia-Romagna, bruscandolo a Trieste, urtizon in
Friuli, bertüçi nella Val di Vara, viticedda nel Cilento,tavarini
nella valle Caudina), vengono raccolti in primavera (marzo-maggio) e
utilizzati come il più comune asparago (a volte erroneamente chiamati
“asparago selvatico”). Da notare come, a differenza della maggior parte
dei germogli utilizzati per uso culinario, i getti di luppolo selvatico
siano più gustosi quanto più sono grossi. Si possono anche raccogliere
gli ultimi 20 cm di pianta e far lessare per 5-10 minuti, condire con
olio, sale e limone; oppure farli saltare qualche minuto con cipolla e
servirli con riso integrale. Gustosi anche in risotti, frittate e
minestre.
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